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Intervista al cantautore Riki Cellini: scopriamo di più sul suo singolo “Quello che basta”

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Riki Cellini Riki Cellini

Eccoci pronti per una nuova intervista, protagonista di oggi è Riki Cellini e la sua “Quello che basta”.

 

Sei di Varese, ma bergamasco d’adozione. Cosa ti hanno dato e ti danno queste città a livello artistico e professionale?

Varese è la mia città natale. Tutto è partito da lì. La mia voglia di essere, di esprimermi prima come persona e poi come artista, di andare oltre i confini. Devo molto alla mia città, al compianto Renato Bertossi un uomo di grande cultura che ha fatto di Varese il centro della musica jazz internazionale, al grande amico agro-deejay Max Borrelli e a tutte le persone che hanno creduto in me. Bergamo invece è la mia nuova casa, da molti anni ormai. Qui ho trovato il giusto equilibrio, l’amore e una vita professionale che mi appaga. Il mio primo album nasce proprio in questa meravigliosa città e dall’intuizione di Roby Facchinetti che ha prodotto “Meravigliosa mattinata” distribuito in supporto fisico nel 2005. In un certo senso quel disco ha suggerito quello che in seguito sarebbe stato il mio percorso artistico. Se dovessi dargli un nome sarebbe: “pop-armonia”!

Hai da poco pubblicato il singolo “Quello che basta”. Hai dichiarato che è una canzone che ti rappresenta in ogni sua singola parola e in ogni singola nota. Ti va di parlarcene?

Quello che basta è quel poco di cui abbiamo veramente bisogno. È lo straordinario delle piccole cose, tutte quelle da riscoprire. È guardarsi negli occhi, è saper ascoltare il silenzio. È il profumo della vita. Ma è anche la prima canzone che firmo con Attilio Fontana. Siamo amici e collaboriamo da tantissimi anni. Ha scritto per me alcune delle mie canzoni più belle o almeno quelle che ritengo tali. Abbiamo duettato in più produzioni ma mai avevamo mischiato i nostri inchiostri. Grazie alla produzione artistica di Valerio Baggio, è arrivata “Quello che basta” una finestra da scavalcare per fare un tuffo nella parte più profonda di noi.


Secondo te cosa è cambiato del modo di fare musica oggi rispetto al passato?

Esattamente non so cosa sia successo ma certamente lo possiamo ascoltare (e non mi piace proprio tutto). Spesso penso che si sia rotto qualcosa ma questo non è certo imputabile al cambio generazionale ma al mainstream. La musica è da sempre in continua evoluzione e rispecchia il sentire di un preciso momento storico-culturale.

La tua carriera dimostra come nella vita siano fondamentali dedizione e costanza. Pensi che l’impegno ripaghi sempre?

Assolutamente sì, ripaga sempre professionalmente e umanamente. Dedizione, costanza, coerenza, condivisione e umiltà sono alla base di qualsiasi percorso si voglia intraprendere.

Progetti futuri? Stai già pensando a un nuovo singolo?

Le idee mi corrono veloci e sono una persona costantemente in fermento! Ora però mi dedico al nuovo figlio, “Quello che basta”!

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