Recensioni
‘Vino – Sangue – Santità’ degli Heute Nebel: recensione

C’è un’arte sottile nel raccontare l’apocalisse senza farla sembrare una fiction. Gli Heute Nebel riescono nell’impresa con Vino – Sangue – Santità, un album che non fa sconti ma nemmeno prediche.
Tra infermiere disumanizzate (Deserto), processi sommari (Rogo) e naufragi morali (Invettiva), il disco si muove come un reportage sporco e urgente.
Gli Heute Nebel sanno suonare duro senza diventare pesanti, sanno toccare temi scomodi senza mai sfociare nel didascalico.
Brilla Ti seguirò ovunque, che entra nelle ossessioni di uno stalker senza romanticizzarle né banalizzarle: il racconto è secco, spietato, ma mai gratuito.
Alla fine di Vino – Sangue – Santità, capisci che non si tratta di distruggere tutto per disperazione: si tratta di raccontare quello che si vede quando si smette di distogliere lo sguardo. Gli Heute Nebel lo fanno con stile, e con un’urgenza che ti rimane addosso.
Ogni brano di “Vino – Sangue – Santità” sembra raccontare un punto di vista diverso: quanto è importante per voi la coralità in questo disco?
È importante soprattutto perché non vorremmo essere troppo autoreferenziali. Ci piace tentare di immedesimarci nel cuore e nel pensiero di altre persone e universalizzare certe sensazioni. Se qualcun* vede riflesse la sua paura/angoscia/rabbia nelle emozioni di qualcun*’altr* tende a sentirsi meno solo.
In fase di scrittura vi confrontate spesso su chi “parla” nei testi o lasciate spazio all’istinto?
A livello di scrittura dei testi devo ammettere che c’è un discreto monopolio al momento… i testi li scrivo sostanzialmente io (Lorenzo, bassista).
Per quanto riguarda argomento e protagonisti mi faccio guidare, tendenzialmente, dalle atmosfere che mi suggerisce la musica per la quale il testo viene scritto e parto molto di pancia e poi sistemo meglio una volta stabilita la metrica e le varie sezioni. Mi piace che le parole siano utilizzate in maniera oculata sia a livello di suono che di metrica e soprattutto di significato… e l’italiano è una lingua tosta da usare in un genere musicale come il nostro.
C’è un personaggio o una voce narrante che vi ha sorpreso emergendo durante il processo creativo?
In Rogo…tutto il brano è narrato da una sorta di narratore esterno poi, improvvisamente, le ultime frasi sono cantate in prima persona. Quando dovevo scrivere quelle ultime righe ho riletto tutto il testo fino a quel momento e mi sono visto proprio il “film” del brano rendendomi conto che ero arrivato a zoommare su di un personaggio specifico. È stato come se avesse preso la parola senza essere interpellato: non era previsto questo cambio di voce narrante, mi ci sono trovato dentro…
Quanto è importante per voi che l’ascoltatore si riconosca nei protagonisti di queste storie?
Molto! Come anticipavo prima ci piacerebbe non essere autoreferenziali e se qualcun* si riconosce vuol dire che una sorta di universalità l’abbiamo raggiunta. Anche se non si riconoscesse ci piacerebbe almeno che provasse a empatizzare con queste voci, a mettersi nei loro panni… sarebbe un esercizio utile per tutt*.
Prossimi impegni live?
Eh … tasto dolente! Al momento non abbiamo date all’orizzonte. In primis è difficile far coincidere gli impegni di tutt*; In secondo luogo è proprio difficile trovare delle realtà che ospitino band emergenti a suonare senza che ci siano “agganci” di qualche tipo. Ci stiamo provando e speriamo bene!