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Intervista a Jacopo Ratini: “Oggi mi sento più un ricercatore di senso, emotivo ed umano”

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Jacopo Ratini Jacopo Ratini

A tre anni di distanza dal precedente è uscito “Non sono più io”, il nuovo singolo di Jacopo Ratini. Ancora una volta il cantautore romano non si smentisce e ci regala un’altra bella prova di sé , un piccolo gioiello da aggiungere a una lunga collezione di brani sentiti e raffinati. Noi di PrimaMusic lo abbiamo raggiunto per fargli qualche domanda, ecco cosa ci ha raccontato.

 

In “Non sono più io” fai un profondo esame di coscienza. Sei riuscito a darti una risposta su chi sei veramente?
In quasi 15.000 giorni trascorsi sulla terra, credo di aver capito che sono, più o meno, una persona introspettiva che si pone molte domande sul senso delle cose. Sono curioso, amo leggere, mangiare dolci e tifare una squadra di calcio che raramente vince il campionato (la Roma); per quest’ultimo punto in maniera particolare posso aggiungere, quindi, di essere una persona coraggiosa o, semplicemente, un inguaribile romantico.


Mancavi dalla scena musicale da tre anni, a cosa ti sei dedicato in questo periodo di pausa? E quanto ti è mancato il confronto con il tuo pubblico?
In questi anni ho dato vita all’Accademia del Songwriting, una scuola online di corsi di scrittura creativa applicata al mondo della canzone. Ho lavorato sodo per creare un metodo didattico-formativo, concreto ed intuitivo, rivolto a chiunque avesse il desiderio di imparare a scrivere canzoni o volesse migliorare e affinare il proprio stile compositivo. E poi ho scritto nuove canzoni, per me e per altri, una nuova raccolta di poesie ed un paio manuali sul songwriting.


Oggi forse più di ieri c’è una contaminazione di generi. Pensi che la musica si sia aperta al mondo?
Certamente. La musica si è aperta al mondo così come il mondo si è aperto alla conoscenza di nuove tendenze musicali. Paradossalmente oggi non esiste una regola assoluta per fare musica. Cambia tutto in modo così talmente veloce, per cui se fino a due anni fa andava di moda la trap, ora è tornato in auge il rock e l’anno prossimo, magari, sarà la volta del punk. Io, nel mio piccolo, spero che torni la voglia di ascoltare le canzoni in modo attento e profondo; brani che abbiano dei testi di spessore e di valore, al di là del tempo e delle mode.

 


Il ruolo del cantautore è sempre stato soggetto a cambiamenti. Qual è la tua opinione sui compiti (ad esempio politici/ sociali/ creativi) degli artisti di oggi e come raggiungi questi obiettivi nel tuo lavoro?
Fino a qualche anno fa avevo un animo più ribelle. Scrivevo testi più impegnati dal punto di vista socio-politico. Oggi mi sento più un ricercatore di senso, emotivo ed umano; un amante degli incastri di parole e del loro significato. A vent’anni credo sia giusto e importante denunciare ad alta voce quello che ti fa arrabbiare o indignare; si hanno il fuoco e l’energia giusti per farlo. Oggi con le mie canzoni più che gridare o fare rumore preferisco provare a fare riflettere.


Sei fondatore dell’etichetta Atmosferica Dischi, che consigli daresti ai nuovi artisti che desiderano emergere?
Di darsi da fare. Farsi conoscere il più possibile all’interno di festival, concorsi, serate, open mic. Collaborare con altri artisti e cercare occasioni per fare rete con gli addetti ai lavori del settore discografico e musicale. Scrivere più canzoni possibili e pubblicare dei singoli anche in maniera autonoma, da indipendenti, senza un’etichetta discografica. E poi consiglio di studiare, approfondire e migliorarsi dal punto di vista artistico e culturale. Di conoscere i social e le nuove piattaforme di comunicazione che, oggi più che mai, influenzano il mondo artistico e musicale.


Prossimi impegni? Hai un programma qualche live?
Mi trovate il 19 Febbraio all’Asino che Vola di Roma. Mi esibirò live, con alcuni brani, insieme ad altri colleghi e amici cantautori, in un evento di raccolta fondi per la ricerca sul tumore ovarico, in nome di Selena Palma, la mia ex ragazza, che è venuta a mancare nel 2014.

 

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