Album
Mexico86, “Fuori Tema”: l’onesto pugno di velluto dell’indie rock italiano
A volte, per tornare con autorevolezza, serve un titolo che è un programma: “Fuori Tema“. Non un fuori luogo, ma un fuori dagli schemi. È questa l’essenza del secondo capitolo dei Mexico86, un lavoro che non bussa alla porta del panorama musicale, ma la oltrepassa con la sicurezza di chi ha qualcosa di necessario da dire.
Guidata dall’asse portante da Pietro e Vincenzo Toscano, rispettivamente chitarre e synth, voce e basso;, la band ha attraversato mari interni non sempre tranquilli, con cambi di formazione che hanno forgiato, non indebolito, il loro spirito. Il risultato è un album che respira un’autenticità rara, lontana anni luce dalle calcolate strategie commerciali.
Nove tracce, un timing perfetto. “Fuori Tema” è un organismo compatto che evita qualsiasi obesità musicale. La produzione affidata ai maestri Taketo Gohara e Peppe De Angelis non si limita a un semplice missaggio, ma scolpisce la materia sonora. È un suono che ha la potenza di un pugno, ma la complessità emotiva del velluto. Le chitarre parlano un linguaggio universale, sospese tra il caos controllato dei Nada Surf e le melodie di Teenage Fanclub o Weezer, mentre un’anima britannica post-Smiths agita le ritmiche.
L’album è stato anticipato dai singoli “Deflesso”, “Cani”, “Capita anche a me” che armonizzano la tracklist come cardini di un architettura solida. Ascoltarli nel contesto dell’album è come vederli trovare la loro casa definitiva, in un flusso narrativo che non conosce cali di tensione.
La Napoli dei Mexico86 non si canta, si vive. È un codice genetico culturale, non una scenografia. Traspare nella devozione quasi sacra per Maradona, nell’estetica generata dai Mondiali di Calcio, in un senso di appartenenza che è carburante esistenziale prima che musicale. È questa la loro forza: essere profondamente partenopei senza doverlo ostentare, trasformando un sentire locale in un’energia rock universale.
La regia di De Angelis e Gohara, la masterizzazione di Giovanni Versari e l’opera d’arte di copertina di Gavino Crispo elevano “Fuori Tema” a mina vagante nel sottobosco del rock italiano. Si percepisce il lavoro certosino in ogni dettaglio, ma senza mai soffocare l’immediatezza e l’istinto che sono il cuore pulsante del disco.
“Fuori Tema” è un disco che sceglie di non stare al gioco, di non essere accomodante, e proprio per questo risulta incredibilmente vitale e necessario. È la prova che i Mexico86 non sono solo tornati: sono evoluti, hanno affilato le armi e ci hanno consegnato un lavoro che è un faro per chi crede ancora che il rock, per essere rilevante, debba prima di tutto essere vero. Un album che non chiede il permesso per piacere, ma che semplicemente conquista.
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