Primo Piano
Sara Mali: «La musica può portare conforto anche senza parole»
C’è un filo sottile che unisce tutte le esperienze artistiche di Sara Mali: l’idea che la musica possa essere un gesto d’amore, un linguaggio silenzioso capace di curare e unire. Il suo nuovo singolo, “Senza dire niente”, nasce proprio da questa consapevolezza. Dedicato al figlio Ethan, ma pensato come un dono universale, il brano si trasforma in una carezza per chi attraversa momenti di fragilità, un invito ad ascoltare ciò che non sempre le parole riescono a dire.
Nel corso degli anni, l’artista ha preso parte a diversi progetti benefici, collaborando con realtà come Astrolabio e altre associazioni che intrecciano arte e solidarietà. In questa intervista per Prima Music, Sara racconta quanto la musica possa diventare un ponte tra le persone, un modo per restituire speranza e costruire comunità. Con “Senza dire niente”, la sua voce si fa veicolo di empatia e dolcezza, confermando che la forza più autentica della musica risiede nel suo potere di toccare il cuore, anche senza parole.
Hai partecipato a tanti progetti benefici: quanto conta per te il legame tra arte e solidarietà?
Per me è fondamentale. La musica non è solo intrattenimento, ma può diventare un ponte che unisce le persone e crea comunità. Nei progetti benefici ho visto quanto un brano, un concerto o anche solo una voce possano portare conforto e speranza. È una dimensione che arricchisce anche chi dona il proprio tempo e il proprio talento.
“Senza dire niente” può anche essere letta come una carezza per chi è in difficoltà. È stato voluto?
Sì, assolutamente. È nata come una dedica a Ethan, mio figlio, ma volevo che avesse un respiro più ampio. Mi piace pensare che possa arrivare come un abbraccio anche a chi sta attraversando un momento fragile, perché a volte basta una melodia per sentirsi meno soli.
Hai mai pensato a portare questa canzone in contesti ospedalieri o associativi?
Sì, e mi piacerebbe molto. Credo che Senza Dire Niente abbia una delicatezza che può portare sollievo, soprattutto in luoghi dove le parole pesano o mancano. Condividerla in ospedali o associazioni sarebbe un modo per restituire quello che la musica ha dato a me.
Quanto ti ha formato l’esperienza con Astrolabio e le altre realtà di volontariato?
Sono esperienze che ti cambiano. Astrolabio e altre realtà di volontariato mi hanno insegnato il valore dell’ascolto e della presenza silenziosa. Quando offri la tua voce in questi contesti, impari che la musica può avere un potere terapeutico e umano immenso.
L’amore materno può diventare un messaggio universale?
Credo di sì, perché l’amore materno è una forma pura e istintiva di amore. Non riguarda solo chi è madre: è un sentimento che parla di protezione, di cura, di dedizione. In questo senso diventa universale, perché ognuno di noi ha sperimentato, in modi diversi, cosa significhi essere accolto da un amore così.
