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Go Villaz Project: il progetto che unisce all’insegna della musica. Intervista

Il Go Villaz Project è più di un laboratorio musicale: è uno spazio di espressione nato per chi, nella società di oggi, spesso si sente senza un posto. Promosso dal Collettivo Ikros APS con il supporto di Qanto Records, il progetto coinvolge giovani artisti in un percorso creativo collettivo, dove la musica diventa strumento di consapevolezza e affermazione.
Il brano “Non c’è posto per noi” è il primo risultato concreto di questo cammino. Un pezzo diretto e potente, che racconta la rabbia, la frustrazione e la voglia di esserci da parte di una generazione che troppo spesso viene ignorata. Attraverso un sound essenziale e parole dal forte impatto emotivo, il Go Villaz Project costruisce un linguaggio sincero e necessario, capace di restituire dignità a chi di solito non ha voce.
Questa intervista nasce per raccontare da dentro il processo, le idee, le emozioni che hanno portato alla nascita del progetto e di questo brano-manifesto.
“Non c’è posto per noi” è un brano che colpisce per autenticità e forza espressiva. Come avete lavorato al testo e da dove nasce l’ispirazione?
Il testo nasce dall’esperienza di molti giovani che sentono di non avere un posto nel mondo o nella società attuale. Come Collettivo Ikros APS e Qanto Records abbiamo voluto dare voce a questa sensazione di esclusione, trasformandola in un messaggio di lotta e speranza. Il processo creativo è stato collaborativo: ogni membro ha contribuito con la propria prospettiva, rendendo il brano un manifesto collettivo.
Quali scelte musicali avete fatto per rendere il brano coerente con il suo messaggio emotivo e sociale?
Abbiamo optato per un approccio sonoro che fonde il rap classico con elementi più introspettivi e riflessivi. La scelta di un beat minimale e essenziale è stata strategica, ridurre gli arrangiamenti musicali per dare massimo risalto alle parole e al loro impatto emotivo. Questa direzione artistica crea un’atmosfera intima che amplifica naturalmente il messaggio sociale del brano, permettendo all’ascoltatore di immergersi completamente nel contenuto testuale senza distrazioni. Il suono pulito e diretto facilita una connessione immediata con le tematiche affrontate.
Il processo creativo è stato particolarmente collaborativo. I ragazzi hanno condotto un’approfondita fase di brainstorming sotto la nostra supervisione, esplorando diverse possibilità sonore prima di convergere su questa soluzione che meglio rappresenta la loro visione artistica e il messaggio che vogliono trasmettere.
Il sound del brano si muove tra rap e introspezione. È uno stile che sentite vostro o siete ancora in fase di esplorazione?
Questo stile riflette sicuramente il punto di partenza artistico dei ragazzi di Go Villaz, ma siamo consapevoli di essere in continua evoluzione. Come Collettivo Ikaros APS crediamo che ogni progetto possa avere la sua identità sonora specifica, adattandosi al messaggio e alle emozioni che vogliamo trasmettere.
Con il supporto di Qanto Records, manteniamo un approccio aperto verso nuove influenze e sperimentazioni musicali. L’importante per noi è preservare sempre l’autenticità al centro del processo creativo, permettendo che ogniragazzo trovi il suo linguaggio più naturale ed efficace.
Non ci sentiamo vincolati a un unico genere, preferiamo lasciare che la musica segua organicamente il contenuto e il mood di ciascun pezzo, creando così un percorso artistico variegato ma sempre coerente con la nostra identità.
Avete partecipato a workshop creativi e sessioni di studio professionali: com’è stato passare dalla scrittura alla produzione vera e propria?
Per i ragazzi è stata un’esperienza intensa e formativa. I workshop, organizzati ci hanno fornito gli strumenti per trasformare le idee in produzioni professionali. È stato emozionante vedere come una semplice bozza può diventare un brano finito grazie al lavoro di squadra dei agazzi.
“Non c’è posto per noi” è anche un grido di appartenenza e identità. Quanto conta per voi costruire un linguaggio che sia collettivo e condiviso?
La musica è uno strumento di connessione, e il nostro obiettivo è creare un linguaggio che possa essere compreso e sentito da chiunque. I ragazzi poi hanno scelto un argomento molto sentito, e che magari anche molti di noi hanno potuto vivere sulla propria pelle. Sono certamente legati al loro territorio e la loro voglia di sentirsi grandi, fra sogni ed utopie ha creato tutto questo che avete ascoltato.
Nella traccia si sente una tensione tra rabbia, speranza e determinazione. Come siete riusciti a bilanciare questi elementi in musica?
È stato un processo molto spontaneo. Il lungo brainstorming iniziale ci ha permesso di creare un clima di condivisione profonda, dove ogni idea poteva trovare spazio. Come coordinatori del progetto, il nostro ruolo è stato quello di far dialogare le diverse sezioni e dare struttura a ciò che emergeva durante le fasi creative. Per i ragazzi è stato quasi un gioco, ma, come spesso accade, è proprio giocando che si scoprono le cose più autentiche e significative.
Vi sentite parte di una nuova scena musicale emergente? Se sì, in che modo pensate di distinguerla da ciò che c’è già?
I ragazzi di Go Villaz hanno un potenziale incredibile. Come Collettivo Ikaros APS e Qanto Records, il nostro obiettivo è guidarli in un percorso che li porti a consolidarsi ufficialmente nella scena musicale bolognese. Questo progetto rappresenta il loro primo ingresso, una sorta di biglietto da visita che dimostra chi sono e cosa possono offrire crescendo.
Il messaggio del brano è potente: se doveste riassumerlo in una frase da lasciare a chi vi ascolta per la prima volta, quale sarebbe?
“Non c’è posto per noi, finché non lo costruiamo con le nostre mani”. Il nostro progetto “Senti chi rappa!” è stato il primo passo in questa direzione, un modo per trasformare l’assenza di spazio in una piattaforma concreta. Crediamo che creare un luogo di espressione sia il primo passo per dare voce a chi non è mai stato ascoltato. Questo brano non è solo musica, ma il simbolo di una nuova strada che stiamo tracciando insieme.