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Intervista a Laura Cuomo che ci racconta il progetto Ra di spina

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Voci che si intrecciano, radici che pulsano, un suono che unisce passato e futuro. I Ra di spina—guidati da Laura Cuomo (in foto a dx) con Alexsandra Ida Mauro (voce) (in foto a sx) , Ernesto Nobili (chitarra e produzione) e Francesco Paolo Manna (percussioni)—sono un progetto che fonde tradizione e sperimentazione, trasformando il canto popolare in un’esperienza corale ed elettronica. Il 1° giugno, all’Auditorium Novecento di Napoli, presenteranno dal vivo l’album “Vocazioni”, edito da Agualoca Records: un viaggio tra melodie del Sud Italia e linguaggi contemporanei, dove la voce diventa strumento di connessione e resistenza. In questa intervista, Laura ci svela le origini del progetto, il significato del nome, e come “Vocazioni” esplori la potenza del canto come atto politico, poetico e collettivo. Un dialogo sulla musica che non si limita a suonare, ma chiama, unisce e trasforma.

Come è nato il progetto Ra di Spina e cosa rappresenta il nome scelto?

Ra di Spina nasce dal desiderio profondo di creare polifonia: voci che si intrecciano, che cantano insieme, ridando vita alle melodie popolari del Sud Italia. Questi canti, prima amati e riconosciuti, sono poi diventati oggetto di studio e approfondimento.
La mia formazione affonda le radici nella musica corale, una dimensione che per me ha avuto un valore salvifico. Il canto corale mi ha educato all’ascolto dell’altro, alla condivisione autentica attraverso il suono. Con Ra di Spina ho voluto stilizzare e reinterpretare questa esperienza, trasformandola in un progetto in cui la coralità incontra la tradizione.
Il nome “ra di spina”, in realtà non vuol dire nulla di specifico. Ha un bel suono e invoca le radici e la ruvidezza del suono che caratterizza il progetto.

“Vocazioni” è un viaggio tra tradizione e innovazione: come avete coniugato le radici popolari del Sud Italia con le sperimentazioni elettroniche e contemporanee? 

Le melodie popolari del Sud Italia possiedono una ricchezza e un fascino interno, grazie anche alle loro strutture modali. Queste caratteristiche le rendono sorprendentemente compatibili con l’elettronica e con i linguaggi della sperimentazione contemporanea. La fusione che ne deriva non è soltanto un dialogo tra generi, ma anche un ponte tra epoche: l’elettronica, in questo contesto, non rappresenta una rottura con il passato, bensì un modo per evocarlo .

Laura, parliamo del tema della “chiamata”: perché avete scelto di esplorarlo e come si traduce musicalmente nell’album?

Il verbo vocare significa “chiamare”, e per me rappresenta una sorta di vocazione verso l’espressione attraverso la voce. La voce è il segno , lo strumento più diretto e autentico per comunicare ciò che siamo. Mi viene necessario diffondere questa idea di considerare la propria voce uno strumento per esprimere se stessi e Il canto d’ insieme un modo per stare in ascolto e per stare in armonia con l’altro.

Il canto in “Vocazioni” è descritto come un atto politico e poetico. In che modo la voce diventa strumento di riscatto o denuncia sociale? 

Il gesto vocale nasce dalla gola, una zona liminare del corpo, luogo di passaggio tra l’alto e il basso, l’interno e l’esterno: è da lì che prende forma la voce, il mezzo primario con cui l’essere umano comunica. Il canto, in particolare, possiede una forza unica: attraverso il solo suono, è capace di emozionare, scuotere le coscienze e, di conseguenza, trasformare. I testi scelti, melodie popolari del sud Italia , nascono dalla vita quotidiana della comunità, esprimono bisogni collettivi e urgenze condivise. Sono parole del popolo che, attraverso la voce, si fanno messaggio e memoria viva, testimoniando un desiderio di cambiamento e partecipazione.

Come si è sviluppata la collaborazione tra voi quattro artisti? Qual è stato il contributo di ognuno nella creazione dell’album?

La collaborazione tra noi quattro è nata in modo naturale, grazie a una forte sintonia umana e musicale. Ognuno ha portato nel progetto la propria unicità e sensibilità, contribuendo in maniera decisiva alla costruzione dell’album.
Ernesto Nobili, geniale produttore artistico del disco, è un chitarrista fuori dagli schemi. Il suo stile inconfondibile lo rende immediatamente riconoscibile in qualsiasi progetto musicale a cui prende parte. Amo profondamente la sua visione musicale, così intensa, sensibile e spirituale: riesce sempre a dare un’anima alle sonorità che crea.
Alexsandra Mauro, cantante di talento, condivide con me una rara passione per il canto d’insieme. A differenza dell’approccio spesso egocentrico che caratterizza molti cantanti, Alexsandra abbraccia la dimensione collettiva del cantare. Non si tratta di un ruolo da corista, bensì di una vera e propria collaborazione paritaria tra voci.
Francesco Paolo Manna è un percussionista raffinato, un eccellente didatta e una persona di grande spessore. Conosce a fondo le tecniche percussive mediorientali e le tradizioni ritmiche delle tarantelle del Sud Italia, che ha saputo integrare con maestria nelle nostre sonorità.
Infine, Andrea Saladino è una figura fondamentale dal punto di vista organizzativo e creativo. E’ un punto di riferimento costante fin dagli inizi del nostro percorso. Il suo ruolo manageriale e di raccordo ha dato coesione al progetto, facendolo crescere con forza e autenticità.

Avete viaggiato e suonato all’estero anche con altri artisti tramite il festival Napoli World: quanto è importante per voi il confronto con altri artisti della scena world/popolare e il networking?

Il confronto con l’altro è sempre fonte di arricchimento. Ogni incontro, ogni scambio di esperienze può diventare nuova musica. In questo periodo, Ra di Spina ha avviato una collaborazione con Paolo Montella, noto esponente della scena elettronica napoletana e visionario dell’elettroacustica. Un esempio concreto di come l’incontro tra visioni diverse possa generare nuovi percorsi creativi e contaminazioni sonore inaspettate.

Nel live, come rielaborate i brani dell’album? Cosa potrà aspettarsi il pubblico dello showcase di Napoli? 

Il live è un vero e proprio rituale vocale elettronico, dove l’intreccio delle voci reali ed elettroniche è protagonista. Il live in quartetto è energia pura che in un percorso graduale, attraverso i brani, porta in dimensioni inaspettate: verso il cielo, verso la terra.

Dopo Napoli, il tour proseguirà in diverse regioni. Quali sono le tappe a cui siete più legati e perché?

Progetti futuri potrebbero essere performare in luoghi di raccoglimento e concentrazione. Questa estate saremo in giro soprattutto al sud, ma non mancheranno tappe in Europa. Le tappe più imminenti sono certamente il primo giugno a napoli, presso l’Auditorium Novecente dove presenteremo l’album e il 19 giugno al prestigioso Medimex di Taranto.

“La voce è soglia e radice dell’identità”: come immaginate l’evoluzione di Ra di Spina dopo questo primo disco? 

La voce nella sua realizzazione è l’ elemento che conserva memoria di ciò che siamo stati, segnala ciò che siamo, ci fa sentire le possibilità di ciò che potremmo essere.
Nessuna immaginazione: nel presente scopriamo il futuro…

https://www.instagram.com/radispina/
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